Pup, tutti i dossier

copertina-ombrata-pup-sett-2016Scarica il Dossier del 14 settembre 2014 16-settembre2016-piano-urbano-parcheggi-voltiamo-pagina-

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Gli altri Dossier:

copertina-buchi-neri-pup-ultimaI buchi neri del PUP (marzo 2015)

 

 

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dossier-pup-2014-copertina Vogliamo Regole, legalità e trasparenza anche per il Piano urbano Parcheggi (2014)

 

 

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Piano urbano Parcheggi: è ora di cambiare 29 ottobre 2013

TUTTI I PUP DA CANCELLARE

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dossier-pup-2012-copertinaPUP, voltiamo pagina (2012)

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copertina-non-cheidiamo-la-lunaNon chiediamo la luna – il libro rosa del PUP (2011)

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IL LIBRO IN SINTESI: Non chiediamo la luna

Democrazia vuol dire che se i cittadini non condividono le scelte di chi li governa hanno il diritto di protestare e di opporsi strenuamente. Ma democrazia vuole anche dire che chi è stato chiamato a governare ha il diritto/dovere di prendersi la responsabilità delle decisioni, anche se tali decisioni possono scatenare dissensi. Certo, a condizione che chi governa faccia delle scelte che abbiano come principio ispiratore il Bene Comune, un concetto che può essere assai arbitrario.

Ma qualunque sia il bene pubblico in gioco, esistono alcuni limiti che non dovrebbero mai essere oltrepassati.

E’ giusto perseguire il bene dei molti, ma questo non deve mai essere raggiunto attraverso l’ingiustizia verso pochi. Le soluzioni che violano i diritti più elementari delle persone non possono essere imposte né negoziabili. E questo vale a maggior ragione quando sui due piatti della bilancia non ci sono l’interesse generale e l’interesse particolare, ma solo questioni di denaro: da una parte il denaro (il profitto privato) e dall’altra la sicurezza e la tutela dei cittadini.

E la bilancia del Piano Urbano Parcheggi appare quasi sempre sbilanciata a favore del guadagno dei costruttori.

E’ accettabile chiedere a delle vecchiette che vivono al pianterreno di un complesso popolare di restare barricate in casa perché il costruttore di un garage possa scavare a pochi centimetri dal filo delle loro finestre? Cosa è più giusto, che un imprenditore rinunci a qualche box e allontani il cantiere dai muri perimetrali o che una signora di 90 anni sia esposta al rumore e alla polvere e privata di aria e di luce per mesi?

E’ accettabile che si possa realizzare uno scavo a cielo aperto, senza neanche costruire prima le paratie di contenimento, in un’area che fior di testi scientifici definiscono a rischio e dove sono già stati abbattuti palazzi pericolanti? Nessun interesse pubblico, tanto meno se solo economico (e privato), può impedire maggiori precauzioni a tutela dei cittadini e dei loro beni.

E anche ai fini della pubblica utilità, sarebbe indispensabile giudicare, caso per caso, quale sia l’”interesse prevalente” della collettività: è più importante costruire quanti più box privati possibile, o ridurne il numero per poter conservare degli alberi alti e pregiati, per non privare i cittadini di ossigeno, ombra, bellezza?

Ecco, sintetizzato di seguito, il fulcro delle nostre richieste, che saranno poi sviluppate in dettaglio nei vari capitoli. Molte di queste forse non dovrebbero essere neanche i cittadini a doverle rivendicare, ma dovrebbero far parte del “modus operandi” di qualsiasi istituzione, indipendentemente dall’orientamento politico di chi la guida.

La sicurezza e il benessere dei cittadini non sono negoziabili. Sulla necessità o sull’opportunità della realizzazione di un’opera si può discutere, ma la completa tutela dei cittadini e dei loro beni deve essere fuori discussione. Qualunque ipotesi progettuale, qualunque scelta costruttiva, qualunque iter procedurale, deve essere effettuato nel modo più cautelativo per coloro che sono di fatto la “parte debole”: quelli che subiscono le scelte, spesso senza goderne alcun vantaggio, e che si trovano in prima linea nel sopportarne le conseguenze.

Tutto deve svolgersi alla luce del sole, che vuol dire massima trasparenza, informazione e partecipazione dei cittadini

Nessuno può essere tenuto all’oscuro di interventi con un così forte impatto, non solo nel suo spazio fisico: un parcheggio interrato è quasi sempre una ferita anche nella dimensione emotiva delle persone, dimensione di cui fanno parte il paesaggio, la memoria, l’identità del proprio territorio.

I cittadini devono avere voce in capitolo sui cambiamenti, non come giudici passivi di progetti calati dall’alto, ma come protagonisti dell’intero percorso.

Tutto deve avvenire all’insegna della trasparenza: ogni scelta, ogni elemento in gioco, ogni passaggio deve essere chiaro a tutti. L’oscurità e l’ignoranza sono l’habitat naturale degli interessi, non dei diritti.

La bellezza dell’ambiente che ci circonda non è un optional

La funzionalità non può esser ottenuta a scapito della qualità. Il “sopra” pubblico dei parcheggi non può essere piegato ai criteri economici che guidano i progetti del “sotto” privato. Casomai il contrario: prima si definisce lo spazio collettivo della superficie, poi si verifica se tale spazio è compatibile con un parcheggio o si rende il parcheggio compatibile con quello spazio. Anche la bellezza ha un valore.

I parcheggi devono liberare le strade dalle auto, che vuol dire costruire stalli al posto dei box. Tutti. Sempre.

La prova del nove che i parcheggi non servono tanto a togliere macchine dalla strada, quanto ad aggiungere introiti alle casse dei costruttori, è la proliferazione dei box, nonostante più di uno studio abbia evidenziato la loro scarsa utilità per la soluzione dei problemi della sosta: infatti, sempre ammesso che vengano impiegati come ricovero per autoveicoli e non per altre improprie destinazioni, i box vengono usati dai residenti prevalentemente nelle ore notturne, quando quasi ovunque vengono meno tutti i motivi dell’”emergenza traffico” (riduzione delle corsie di scorrimento degli autoveicoli, intralcio ai mezzi pubblici, rischi per i pedoni, inquinamento etc). Gli stalli invece sono molto più versatili e consentono di ottimizzare al massimo l’utilizzo dello stesso spazio anche da parte di più soggetti.

L’uso di un bene pubblico deve comportare un beneficio pubblico

I Pup non occupano una terra di nessuno, uno spazio inutile. Trasferiscono sottosuolo, ma anche suolo – quello occupato da griglie, scale, ascensori, rampe – pubblico alla proprietà di privati. Uno spazio che per 90 anni non potrà più essere usato da nessuno per nessun altro scopo. Una volumetria che nel suo processo di trasformazione – da terra a “Pup“– procura profitti enormi ai costruttori, senza vantaggi, a nostro avviso, economicamente proporzionati né per la collettività (il Comune che dà la concessione) né per i residenti/acquirenti (che devono comprare i box a prezzo di mercato, e con sempre più esigue prelazioni). E in tutto questo è difficile trovare tracce di gare di evidenza pubblica che abbiano assegnato gli interventi a chi offriva condizioni o soluzioni più vantaggiose per gli acquirenti (come ad esempio succede a Milano).

Piano Urbano Parcheggi

NON CHIEDIAMO LA LUNA Il libro rosa dei Comitati Le proposte dei cittadini al Sindaco

INDICE

Questo libro

Piano Urbano Parcheggi: quello che bisogna sapere

Anna Maria Bianchi portavoce del Coordinamento dei Comitati NO UP

Flash back

Non chiediamo la luna

Le nostre richieste

a cura del lavoro collettivo dei Comitati NO PUP

per la sicurezza

Per realizzare i parcheggi interrati in sicurezza
Dott. Liborio Rivera della SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale)

per la trasparenza
per la sostenibilità

per la qualità e per il rispetto dell’ambiente

Piano Urbano Parcheggi e spazi pubblici di Roma Capitale

Appunti per la qualificazione degli interventi “fra etica professionale e senso comunitario” Arch. Luca Scalvedi Arch. Maria Spina

Progettare il verde sopra i parcheggiDr. Paola Loche botanico

Espianti e reimpianti delle alberature: il vero e falso

Intervista a Francesco Maria Maccazzola Presidente del Consiglio di Amministrazione di G.T.I. – Grandi Trapianti Italiani Scarl di Milano A cura di Paola Loche

per una mobilità sostenibile

PUP e Ragnatela_A
Arch. Bernardo Rossi Doria, docente presso l’Università di Palermo

per la pubblica utilità

Così il PUP non funziona

Senza un incremento del trasporto pubblico e un’ adeguata pianificazione della mobilità, i parcheggi sono spesso inutili e talvolta addirittura controproducenti.

Intervista al Prof. Antonio Tamburrino docente di Economia dei trasporti presso l’Università S. Pio V Roma e coordinatore della Commissione per il Piano Strategico dela Mobilità Sostenibile di Roma Capitale A cura di Anna Maria Bianchi

per la partecipazione dei cittadini

La questione dei parcheggi nella città come “bene comune”

La voce dei cittadini e il progetto degli spazi di vita quotidiana

Prof. Carlo Cellamare, docente di urbanistica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “ La Sapienza”

per il beneficio pubblico

Il PUP di Milano: gli aspetti “che fanno la differenza”
Intervista all’Ing. Salvatore Crapanzano A cura di Anna Maria Bianchi

L’ultima richiesta
Post scriptum sul nostro nome

APPENDICE:

CHI SIAMO

Il nostro appello

La testimonianza: La valigia del tempo rubato di Claudia Primangeli

IL NOSTRO LAVORO

Il nostro schema di convenzione
Il nostro disciplinare tecnico
I nostri video (you tube NOPUPTV)

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